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Le costituzioni psico-fisiche in Ayurveda: Vata, Pitta e Kapha
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Le costituzioni psico-fisiche in Ayurveda: Vata, Pitta e Kapha

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05-03-2024 12:13

In Ayurveda, le possibili costituzioni ayurvediche sono sette: Vata puro, Pitta puro, Kapha puro, Vata-Pitta, Pitta-Kapha, Kapha-Vata, Vata-Pitta-Kapha.

Massaggio ayurvedico, l'arte del contatto
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09-10-2022 23:52

La parola Ayurveda è un termine sanscrito che significa “scienza della vita”; Ayu significa “vita” e Veda è “conoscenza”.

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Massaggio ayurvedico, l'arte del contatto

19-11-2022 23:09

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Massaggio ayurvedico,

Massaggio ayurvedico, l'arte del contatto

Il massaggio ayurvedico è il massaggio olistico che meglio esprime l'arte dell'ascolto empatico, attraverso il contatto dell'altro.

Il massaggio ayurvedico

è l'arte

del contatto empatico

 

Il contatto umano e la sua necessità, da sempre
La vita umana non può essere pensata a prescindere dal contatto, aspetto arcaico e presente nelle sue diverse declinazioni.

 

Il contatto fa parte della storia individuale di ogni singolo uomo, sin dai primi momenti della vita del neonato. Chiunque ne ha bisogno per svilupparsi e per crescere fisicamente, mentalmente, psicologicamente ed emotivamente.


E’ ciò che nutre affettivamente, trasmette vicinanza e sostegno, dona aiuto nei momenti di solitudine e sconforto, trasmette sicurezza nei momenti delle scelte difficili.
E’ l'abbraccio dopo un pianto, la pacca dell’amico sulla spalla, il fondersi degli innamorati, il massaggio rilassante che riceviamo. 
Accompagna ogni fase della nostra vita, ne è parte integrante, in ogni momento.

 

E quando manca il contatto?
Della drammaticità della mancanza di una carezza, di un abbraccio, di un bacio?

 

Massaggio ayurvedico e contatto

Possiamo forse dire, allora, che “la vita dell’uomo è contatto?”
E che cosa ha a che fare tutto ciò con il massaggio Ayurvedico?
Letteralmente la parola ayurveda significa "scienza della vita". 

 

Nei millenni, l’uomo ha imparato a prendersi cura di sé e dell’altro attraverso il contatto.
Spontaneamente, istintivamente anche, ma senza dubbio in maniera autentica. Solo un contatto autentico, vero e sincero, solo un contatto puro può farsi dono di attenzione per l’altro, forma di accuratezza. 

 

Il prendersi cura dell’altro con l'ayurvedic massage comporta il dono di una sempre nuova opportunità di crescita personale, dà la possibilità di conoscere aspetti nuovi dll'essere umano,  di vedere le stesse cose in un
modo sempre nuovo.


Al contempo, il prendersi cura dell’altro, presuppone l’aver cura di sé quotidianamente, il coltivare con cura e attenzioni la propria persona fisicamente, mentalmente, spiritualmente.

 

Come potrebbe un autentico massaggiatore ayuvedico condividere con altri un’esperienza dalla quale si chiama fuori a priori? Non sarebbe che una contraddizione in termini, il concretizzarsi dell’illusione mentale per cui un sapere puramente razionale può essere sufficiente per aiutare l’altro. L’illusione che la mente basti a se stessa.


L’uomo, ci insegnano l'ayurveda e le filosofie orientali in generale, non è riduttivamente riconducibile al solo corpo, né alla sola mente, ma è un’integrata unione di mente, corpo e spirito.

 

La sacra unità di intenzione, atteggiamento e tocco
Quando ci accingiamo a prendere professionalmente contatto con l’altro attraverso la pratica del massaggio ayurvedico, possiamo prescindere da ciò?
Le motivazioni per cui si decide di imparare l’arte del massaggio sono diverse, tutte valide e differenti per ognuno.
Quando si intraprende un percorso come quello del massaggio ayurvedico, non si immagina di incamminarsi in una strada che probabilmente porterà lontano: un viaggio dentro a se stessi, un viaggio alla scoperta dell’altro.

 

Lo studio di questa antica disciplina indiana si rivela presto non riducibile alla semplice acquisizione di una tecnica, manifestandosi piuttosto come esperienza che coinvolge il corpo, certamente, ma anche la nostra mente nell’atteggiamento di come si pratica.


La constatazione, dapprima lievemente percepita e poi sempre più consapevole, riguarda il fatto che si tratti non semplicemente di un corso, ma di un percorso che coinvolge corpo, mente e spirito.
 

Se l'operatore ayurvedico desidera veramente essere di aiuto agli altri, in maniera autentica, è chiamato a lavorare intensamente su se stesso, a intraprendere seriamente un percorso, appunto, di crescita personale.


Sperimentare che corpo, mente e spirito appartengono indissolubilmente uno all’altro, farne esperienza massaggio dopo massaggio, significa al contempo non eludere la necessità che questi aspetti si trovino in armonia nel momento in cui ci assumiamo l’onore e l’onere di portare questa pratica agli altri.

Altri, che si rivolgono al professionista in ayurveda per diversi motivi, non ultimo per il puro sentirsi accolti.
 

Quante volte, dietro alle parole espresse, intuiamo invece l’inespressa e sottintesa domanda emotiva di essere guardati, toccati, accolti?
 

Quante volte, di fronte a queste situazioni, l'operatore olistico ayuvedico si sente chiamato in causa non solo per le conoscenze teoriche e tecniche, ma anche e soprattutto per le competenze relazionali?
 

Professionalità e consapevolezza

Cosa comporta tutto ciò? Cosa ci è richiesto di mettere in campo, pur non esplicitamente, in termini di vissuti, sentimenti, emozioni?
Queste considerazioni lasciano emergere, tra le altre, l’esigenza di una certa forma di consapevolezza, la consapevolezza che non si chiude dietro a forme di professionismo cieco, ma 
che si apre a quell’alto livello di professionalità che si apre alla possibilità di sempre nuovi percorsi di crescita interiore, professionale e personale.

 

Qualunque massaggiatore olistico, fisioterapista, osteopata dovrebbe ritrovare il modo di guardare le persone che incontra con uno sguardo nuovo, incontrando in ognuno gli occhi di un bambino, di una bambina.
A volte è facile, quello sguardo è lì da cogliere, quasi intatto, innocente, dolce.
A volte, invece, quello sguardo è nascosto dai veli della vita, dal dolore, dalla fatica, dalle preoccupazioni. Ma anche lì è possibile ritrovare, ogni volta che ci doniamo la possibilità di vederli, quegli occhi. C’è speranza, in quegli occhi.

 

C’è la possibilità di incontrare l’altro, di conoscerlo un po’ di più, c’è la possibilità di lasciarsi conoscere, di abbassare anche solo un poco le proprie difese e di apparire per ciò che siamo. Tutto ciò è l’occasione, per ogni incontro, di diventare ricchezza e speranza.

 

E’ la scommessa del provare ogni giorno a tornare come bambini.
Bisogna ripartire da lì, da dove forse non ci siamo mai mossi, dove le ragioni del cuore si fanno casa.